A seguito della dolorosa primavera del 2020, caratterizzata da drammi personali, familiari e sociali e da un lockdown duro con chiusura totale delle scuole di ogni ordine e grado, il 14 settembre 2020 si è potuto finalmente realizzare per tutti gli alunni d’Italia il rientro a scuola in presenza ma, a discapito delle aspettative e delle rosee previsioni, l’anno scolastico 2020-2021 si è rivelato tutt’altro che tranquillo. Infatti, pochi mesi in presenza si sono alternati a nuovi e prolungati periodi di lockdown, caratterizzati da lezioni a distanza (DAD) per tutti gli ordini di scuola e, in particolare, per gli Istituti secondari di secondo grado, per i quali la frequenza giornaliera in presenza alle lezioni non si è più verificata se non al 50%.
Ho avuto l’opportunità, prima dell’estate 2021, di intervistare alcuni alunni di classe quarta frequentanti l’IIS “Paolina Secco Suardo” di Bergamo, con l’intento di permettere loro di esprimere e offrire vissuti e testimonianze. Ecco le loro più significative riflessioni.
“Durante il periodo della quarantena abbiamo dovuto abituarci a un nuovo modo di fare scuola, attraverso piattaforme on line. È stato molto faticoso abituarsi, innanzitutto per la difficoltà di utilizzo e i problemi di connessione e poi per l’assenza di relazioni vere e di confronto con i miei coetanei. Ho avuto anche difficoltà a rimanere concentrata e attenta, a comprendere le spiegazioni, a essere interessata e motivata. Improvvisamente, senza la scuola “fisica”, non riuscivo più ad apprendere.” (L. B.)
“Svolgere lezioni a distanza è stato molto complicato, sia dal punto di vista informatico che didattico. La scuola vera è relazione, dialogo, confronto, interesse, concentrazione. Noi ragazzi venivamo distratti di continuo dall’ambiente domestico circostante e non riuscivamo a supportarci l’uno con l’altro.” (C. C.)
“A causa dell’epidemia da Covid-19, siamo stati costretti a trascorrere diversi mesi reclusi in casa, lontani dalle persone a cui eravamo più legati. Per non impazzire mi sono dedicato ad attività manuali e mi sono impegnato nei lavori di casa. È stato psicologicamente molto faticoso non poter mai uscire per sfogarsi, passeggiare o fare sport; anche perdere o vedere soffrire persone care a cui eravamo affezionati è stato molto difficile. Quel periodo ha lasciato dentro di me un segno indelebile, mi ha fatto soffrire moltissimo e oggi, quando ci ripenso, mi succede di crollare per paura che questo incubo possa ripetersi.” (T. C.)
“È stato molto triste non poter più vedere i miei nonni per tanti mesi, e anche difficile stare 24 ore su 24 nella stessa casa con i miei familiari. Purtroppo sono aumentati i litigi, anche per motivi banali, a causa della forzata convivenza.” (L. B.)
“Soprattutto l’esperienza scolastica è stata del tutto inaspettata e difficile da assimilare. Era per me tutto nuovo e stressante: inserire codici, collegarsi, non avere rapporti diretti ma divisi e separati da uno schermo. Non è stato facile far coesistere l’alto stress emotivo con l’attenzione nei confronti delle lezioni. Connessioni deboli, pensieri tristi, notizie sempre peggiori derivanti dai social media, umore a terra, non poter uscire di casa, il suono delle ambulanze che rimbombava nelle orecchie: questo mix di elementi ed emozioni creava sconforto e scompiglio. Le giornate erano monotone, non cambiava mai nulla e non si vedeva margine di miglioramento. Ma nonostante tutte le difficoltà la scuola ci teneva impegnati; sentire gli incoraggiamenti dei professori e dei compagni faceva tirare un sospiro di sollievo. Amicizia, aiuto reciproco, altruismo, unione hanno fatto la forza evitando situazioni di sconforto totale e fornendo speranza.” (A. E.)
“È stato necessario trovare nuovi modi per incontrare ugualmente amici e parenti che non potevamo vedere di persona. Abbiamo utilizzato le videochiamate per stare in compagnia, fare merenda insieme e darci forza per affrontare quel periodo difficile. Purtroppo abbiamo dovuto dimenticare le uscite del sabato sera, i divertimenti e le risate.” (L. B.)
“Durante il lockdown non ho sentito la necessità di mantenere le mie amicizie e relazioni, neppure a distanza. Stavo bene da sola, in casa. Quando poi è stato di nuovo possibile uscire, non ero contenta, non avevo voglia di frequentare nessuno. Soltanto adesso ho capito che soffrivo molto e che non riuscirei più a sopportare altri lockdown.” (C. C.)
Nel novembre 2020, durante il secondo periodo di chiusura delle scuole Secondarie di secondo grado in Italia, otto specialisti fra pedagogisti, psicologi e docenti universitari hanno scritto un documento dal titolo “La scuola è salute” (D. Novara, B. Tognolini, A. Oliverio Ferraris, S. Vegetti Finzi, G. Cerini, R. Farné, I. Lizzola, R. Mantegazza), in cui sottolineano il ruolo imprescindibile della scuola come comunità di apprendimento, luogo di incontro e crescita per bambini e ragazzi, ribadendo la necessità di mantenere aperte le scuole. “La scuola è presenza fisica: i corpi sono veicolo insostituibile dell’apprendimento, della comunicazione, dello scambio. La scuola è incontro: la relazione per i giovani è l’unico antidoto all’alienazione esistenziale.” Inoltre, secondo i firmatari, “l’esperienza dei mesi in lockdown ha dimostrato chiaramente che la didattica a distanza non è vera scuola: è un surrogato gravemente riduttivo della didattica in presenza”. Ancora: “l’isolamento e la scuola a distanza sono una condizione pericolosa per la salute mentale degli studenti che sono a serio rischio depressivo e di ritiro sociale”. “La scuola è indispensabile. Teniamo aperte le scuole!” (Novara et al. 2020)
Nel mese di maggio 2021, alcuni alunni del Liceo Suardo si sono accordati per mettere a punto un questionario on line da sottoporre agli altri studenti delle Scuole secondarie di secondo grado della città, al fine di toccare con mano la loro situazione emotiva a seguito dei lunghi e ripetuti periodi di chiusura.
Complessivamente, hanno aderito liberamente all’iniziativa fornendo le loro risposte 2.254 studenti (il 21% di prima superiore, il 26% di seconda, il 19% di terza, il 19% di quarta e il 14% di quinta), di cui per la maggior parte ragazze (73%).
Sono state poste 29 domande, attraverso un questionario su Forms Office, in cui si indagava riguardo ai cambiamenti della quotidianità, della propria vita sociale e del clima in famiglia a seguito della pandemia, riguardo all’impatto della didattica a distanza, alle preoccupazioni di contrarre la malattia da Sars-Cov2 e all’ansia e ai disagi psichici da essa generata. Di seguito vengono riportate le risposte maggiormente significative.
La vita quotidiana è cambiata poco o nulla solo nel 37% dei casi, così come solo per il 19% degli studenti non vi sono stati aumenti delle tensioni in famiglia durante i periodi dell’emergenza.
La tecnologia in ambio scolastico è ritenuta una grandissima risorsa (57%), tuttavia le lezioni a distanza hanno influito negativamente sull’attenzione, concentrazione e partecipazione per la stragrande maggioranza (94%) degli studenti.
Il 17% si dichiara per nulla preoccupato di contrarre il Covid-19 e il 43% poco preoccupato, ma in ogni caso la situazione pandemica ha creato un livello elevato di stress nel 74% dei casi e anche di ansia (79%).
Così come l’89% degli adolescenti evidenzia l’incidenza negativa sulla propria vita sociale e per il 55% la volontà di voler ricorrere a un sostegno psicologico.
Dott.ssa Dominique Tavormina
(Pubblicato sulla rivista Deprestop n. 1 di Dicembre 2021)