L’insegnante Pedagogista clinico® e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento

L’insegnante Pedagogista Clinico® e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento: alcuni consigli per lavorare bene con alunni con DSA. L’articolo è a cura della Prof.ssa Marta Mani, docente della Scuola internazionale di Pedagogia Clinica – Pedagogia in aiuto alla persona

Un nome proprio contro ogni etichetta
DIS è un prefisso che ha significato peggiorativo e ne conferisce, alla parola a cui si unisce, uno opposto con valenza negativa o contraria, si trova soprattutto nel linguaggio sanitario per indicare alterazione, malformazione, patologia o disturbo di una funzione come accade nei casi di disgrafia, disortografia, dislessia, discalculia, ed altro. Con tali classificazioni esclusive dell’ambito sanitario è stato tolto alla scuola, istituzione affidata alla disciplina pedagogica e finalizzata ai fondamenti dell’educazione e dell’istruzione, il compito di aiutare gli allievi e contribuire alla crescita e allo sviluppo delle loro potenzialità specie per chi in difficoltà. Da sempre la scuola ha dovuto fronteggiare e provveduto a sviluppare le abilità presenti nell’individuo, e se pensiamo ad un tempo non troppo lontano, ha dato strumenti di conoscenza perfino a persone che fino ad allora (fenomeno analfabetismo) non avevano mai avuto a che fare con carta e penna. Ma sono riuscite ad apprendere! Ed erano desiderose di andare avanti.
Oggi se abbiamo qualcuno che non riesce bene (e c’è perfino la presunzione di individuarli alla scuola dell’infanzia) viene immediatamente depistato verso la classificazione, sarà DISlessico? forse DISgrafico?…, chissà se sarà…DISortografico? …DIScalculico?! Mandiamolo a fare gli approfondimenti… Qualche DIS gli si cuce addosso e inizia la tormentata odissea verso la certificazione. Un allievo non è un DISgrafico, DISortografico, DISlessico o DIScalcuclico, egli ha un nome proprio che non dovrebbe lasciare spazio ad altre registrazioni anagrafiche, è una persona cha ha una sua storia, una propria evoluzione e proprie criticità, ma anche tante potenzialità che devono essere conosciute e considerate preziose risorse a cui appellarsi per poter promuovere il processo evolutivo presente in ciascuno.

Lo sviluppo globale della persona a Scuola

L’obbligo educativo, specie per la scuola, diviene perciò l’individuazione oltre che dei segnali d’allarme e di ciò che viene considerata insufficienza, anche di tutti gli aspetti che determinano il bagaglio dell’allievo, lo stile di conoscenza, la volontà e l’intenzionalità, il piacere e la curiosità, il coraggio e la spinta motivazionale, un bravo insegnante attento e rispettoso della crescita conosce bene il suo allievo in ogni sua caratteristica, e ne rafforza ogni via che avvalora la stima di sé, senza farlo entrare nel turbinio del problema che invece lo porterebbe ad una mortificazione sicura strada verso l’insuccesso.
È certo che è indispensabile sapere cosa si può e cosa si deve fare con questi bambini o giovani che si trovano in una condizione di freno rispetto agli altri. Ma anziché definirli con un nome, incasellarli e dargli gli strumenti dispensativi e compensativi, che altro non sono che delle strategie per mantenerli nel loro reale problema rafforzando il senso di diversità, di insuccesso e di rinuncia, “tanto io…” come mai non ci siamo chiesti se per esempio, quando siamo di fronte ad un tracciato disordinato e contratto tanto da non capire cosa c’è scritto, l’allievo ha raggiunto o no una maturazione nelle capacità gnosiche, stereognosiche delle forme, se presenta un tono muscolare rigido contratto con tensionalità, se ha per esempio conquistato o non il senso spaziale e temporale o se semplicemente sta vivendo una particolare tensione? E così tanti altri di questi interrogativi sarebbero da porsi per darsi immediate risposte e conseguenti aiuti concreti riconoscendo in quell’allievo la meraviglia di un essere in pieno sviluppo con diritto alla sua personale crescita che non necessariamente deve essere uguale per standard a tutti gli altri compagni.
L’insegnante preparato e ben formato diviene consapevole della complessità del procedimento di verifica, di come definire le cause e le limitazioni provocate dalle difficoltà, di come tener conto anche, e in particolare, delle complicazioni secondarie prodotte da queste, si tratta di comprendere ogni momento della vita condotta dall’allievo, ogni disarmonia di sviluppo, ogni sua esigenza di essere sociale e pertanto di studiare a fondo la persona.

La Pedagogia Clinica oltre il problema

Anziché annunciarlo DISgrafico è d’obbligo aver compreso che l’allievo nel tracciare lascia traccia delle sue difficoltà, delle sue debolezze, delle sue aspirazioni, dei suoi pensieri, anziché DISortografico, e ci sarebbe da domandarsi come mai ci si riferisce alla sola ortografia quando invece la scrittura si struttura anche in morfologia e sintassi, anziché DISlessico, e la dislessia è una delle più temute etichette frustranti perché utilizzata troppo spesso come spiegatutto e pertutto, e anziché DIScalculico, e perché ci si riferisce all’esclusivo calcolo quando sappiamo che la matematica comprende la dimensione aritmetica o numerica, la dimensione logica, e la dimensione spazio temporale o geometria e come si vede il calcolo ne è solo una parte, e anziché tutti questi appellativi, perché non si torna a credere nelle abilità presenti e in quelle potenziali di un soggetto in pieno sviluppo?
Contrari ad ogni rischio di meccanizzazione, di addestramento e conseguente alienazione della persona, l’impegno in Pedagogia Clinica non vuole trascurare nessuna opportunità-stimolo considerando propulsore di ogni abilità il movimento che avvalora l’azione, quel fare dinamico prezioso e ricco di elementi sensoriali, propriocettivi, percettivi, fisici, chimici e cognitivi; un corpo ricettivo che apprende da tutti i “pori” e che conosce con tutti i “canali”, questo è quello che dobbiamo fare. La nostra ricerca in teoria, prassi e metodi avvalora contributi operativi alla formazione di un insegnante che vuole prepararsi nel dare risposte adeguate a queste esigenze, che oggi non sono limitate all’esclusivo soggetto, bensì si amplificano ad un sociale che ne ha estremamente bisogno. La Pedagogia Clinica, che si affida alla globalità, non vuole fermarsi davanti al problema, va oltre, si rivolge alle Potenzialità Abilità e Disponibilità (PAD) di un soggetto e perciò mette in atto un ventaglio assai ricco di opportunità.
Per aiutare l’allievo occorre contribuire al risveglio di ogni mezzo espressivo e comunicazionale, attivare tutti i canali e i processi informatori, favorire esperienze di discriminazione sensoriale-percettiva, premessa per la definizione di ritmi, melodie, distanze, direzioni, orientamenti…, offrire stimoli per la definizione del tempo, dello spazio, durata, proporzione, attenzione, memorizzazione, discriminazione.
Il corredo educativo pedagogico clinico è ricco di metodi e tecniche che ben sanno rispondere a tali necessità, si tratta di esperienze, e non di esercizi, gestuali, grafiche, di distensione, di ritmo, di organizzazione ritmico-respiratoria, di plasticità figurale, posturale, individuare il Punto Egoico e organizzarsi nel Codice Gestuale Corporeo significa partire da un punto proprio per creare molteplici esperienze polisegniche e polisemiche che richiedono una partecipazione dinamica in cui far conversare ogni attiva decifrazione. Si espandono opportunità nell’arricchire il pensiero lessicale, completare analogie, destare e accrescere l’interesse associando la scrittura ad attività che favoriscano l’osservazione dell’ambiente, in movimento nello spazio farne lettura attraverso una decifrazione di ogni seriazione, discriminazione, proporzioni, distanze e direzioni, di ogni elemento che raffigura linee, lunghezze, dimensioni, accomunarne i valori di quantità, numerici e operazionali. Promuovere esperienze integrate dalle sollecitazioni cromatiche, musicali, dai ritmi, da figure rappresentate in campo vuoto e inseguite da un occhio che si va specializzando e perfezionando grazie al movimento lento del gesto inseguito, anche dal riequilibrio tonico in premessa per una consapevolezza del proprio corpo che diviene poi strutturazione dello schema corporeo e una rinnovata immagine di sé
Così orientato l’insegnante formato deve analizzare ogni sfaccettatura delle abilità e potenzialità, ed approfondire lo studio della personalità del soggetto nel suo dinamismo attuale e procedere in un reale e concreto aiuto alla crescita.